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Non dimenticare le stragi naziste

Luglio 2nd, 2013

 luglio 2013

Carlo Smuraglia *

Caro direttore, la vicenda delle stragi nazifasciste del 1943-45, che riguarda circa 15.000 vittime, è spesso oggetto di trattazioni prive di completezza d’informazione.
Finora non c’è stata una vera assunzione di responsabilità da parte del Governo italiano circa la vicenda dei fascicoli «occultati», che tanto danno hanno provocato, ai fini delle indagini. È vero, anche, che dal 2006, quando cioè ha terminato i suoi lavori (ed è finita la legislatura) la Commissione di inchiesta parlamentare, istituita proprio per scoprire le cause del mancato utilizzo e dell’occultamento di quasi mille fascicoli, non si è riuscito a ottenere che il Parlamento discutesse sulle relazioni conclusive della Commissione stessa.
Mi permetto però di segnalare alcune iniziative che costituiscono a mio parere dei significativi passi in avanti per mantenere viva l’attenzione su questi tragici fatti e per ottenere finalmente verità e giustizia.
Un libro recente di Buzzelli, De Paolis, Speranzoni, La ricostruzione giudiziale dei crimini nazifascisti in Italia (ed. Giappichelli – 2012), non solo contiene una completa ed esauriente ricostruzione dei fatti e delle vicende connesse alle stragi suddette, ma riporta, alla fine, un’ampia bibliografia di ben tredici pagine.
E tra breve, uscirà, per le edizioni Carocci, un volumetto curato dall’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) intitolato: Le stragi nazifasciste del 1943-1945 tra memoria, responsabilità e riparazione, che prende spunto dal Convegno che l’Associazione ha tenuto, in una sala del Senato, il 29 gennaio 2013, con relatori illustri, foltissimo pubblico e particolare attenzione, anche della stampa.
L’Anpi (che Franco Giustolisi continua a ritenere parte di una presunta «congiura del silenzio») ha avviato una petizione popolare per chiedere, appunto, che si discuta finalmente la vicenda in Parlamento e ha svolto la sua Festa nazionale, a Marzabotto, nel giugno 2012, dedicandola a tutte le vittime delle stragi e tenendo, in quella sede, un forum sul tema, molto partecipato da studiosi ed esperti e anche da rappresentanti di Associazioni delle vittime delle stragi.
Per non parlare dei ripetuti e molteplici incontri che si sono svolti al ministero degli Esteri, con diverse Associazioni e con l’Anpi in prima persona, per discutere sul come ottenere giustizia, risarcimenti, riparazioni. In una di queste riunioni, recentissima, erano presenti anche rappresentanti della Germania; e con loro e con i dirigenti italiani si è discusso di un progetto dell’Anpi stessa e del Insmli (Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia) per la redazione di un completo Atlante delle stragi, di cui si chiede alla Germania il finanziamento. Il sottoscritto ha quindi consegnato al ministero degli Esteri, così formalizzandola, una serie di richieste da far valere presso il corrispondente ministero tedesco, tra cui anche l’esecuzione, in Germania, delle sentenze italiane.
L’Anpi, inoltre, ha contribuito alla presentazione di un ampio documento, sottoscritto da un intero gruppo parlamentare, su tutta la vicenda, per ottenere che si discutesse in Aula, si accertassero finalmente le responsabilità e si contribuisse anche a «riparare», ove possibile. Purtroppo quell’interpellanza è decaduta per fine legislatura e ora se ne sta predisponendo un’altra, cercando di raccogliere molte firme e di esercitare una seria pressione perché finalmente si discuta tutto a viso aperto.
Certo, ci sono ancora molti vuoti, quello del dibattito parlamentare mancato, quello di una chiara assunzione di responsabilità «italiana» per la vicenda dei fascicoli occultati, quello dei ministeri competenti che non si sono adoperati perché le sentenze emesse dai Tribunali militari italiani fossero eseguite ovunque, e dunque anche in Germania, quello di coloro che (penso al Tribunale di Stoccarda che archivia vicende per le quali, in Italia, sono stati irrogati otto ergastoli, con sentenze definitive) preferiscono rimuovere una pagina storica veramente terribile. Sono vuoti che stiamo cercando di colmare, con fatica e con impegno (non da soli: penso ai commossi interventi, a Marzabotto e a Sant’Anna di Stazzema, dei Presidenti della Repubblica dell’Italia e della Germania), talora cercando accordi conclusivi con la Germania (ricordo la relazione del gruppo di storici italo-tedesco, che è stata presentata nel novembre scorso e che, pur con qualche parte discutibile, rappresenta una fase saliente del cammino che si sta cercando di percorrere). E da una più ampia informazione, ripeto, non potrà che derivare un vantaggio non solo per il nostro lavoro, ma per l’attesa e l’ansia di verità e giustizia che anima ancora coloro che hanno vissuto, direttamente o indirettamente, gli effetti di questa enorme tragedia.

* Presidente nazionale dell’Anpi

NOTAZIONI DEL PRESIDENTE NAZIONALE ANPI CARLO SMURAGLIA:

Giugno 5th, 2013

A Bologna, promossa da Libertà e Giustizia, con l’adesione di oltre cento associazioni, fra cui – tra le prime l’ANPI – si è svolta ieri, 2 giugno, una importante manifestazione con un titolo significativo “Non è cosa vostra”, per contrastare i progetti di riforme Costituzionali che stanno emergendo in scala governativa. La piazza era pienissima, in una giornata di sole, che non riusciva a contenere l’entusiasmo e la volontà di impegno di tante donne e uomini convenuti da tante parti dell’Emilia, della Romagna, della Toscana ed anche da Regioni più lontane.

Una giornata festosa, ma anche di riflessione e soprattutto di impegno, in cui si sono succeduti dal palco, tutti applauditissimi, gli interventi di Zagrebelsky, Rodotà, Settis, Dalla Chiesa, Smuraglia, Landini, Pace, Carlassare, Giulietti, Camusso e molti altri che mi spiace di non poter richiamare, tutti, in questa sede.

In ognuno, il proposito di ritrovarsi e di dare continuità al movimento, nelle forme che verranno concordemente definite. Insomma, una bellissima manifestazione, seria, impegnativa e combattiva.

Ritengo utile pubblicare di seguito il testo del mio discorso, non per esibirlo, ma perché è utile ripercorrere il cammino che finora è stato seguito, riflettere sui pericoli, verificare le prospettive, e farlo insieme è certamente di grande rilievo.

Naturalmente, dato che c’erano molti oratori, il discorso in piazza è stato un po’ sintetizzato, restando ferma la sostanza.

 

“Ad una magnifica manifestazione come questa, che oltretutto cade in un giorno in cui solitamente festeggiamo la Repubblica e la Costituzione e che oggi assume un valore particolarissimo, non poteva mancare la presenza e l’apporto di una Associazione come l’ANPI che ha fatto della difesa ed attuazione della Costituzione uno dei suoi contenuti ed obiettivi basilari.

Noi siamo contrari al sistema “costituente” che ci viene proposto e minaccia di esserci imposto, perché questa Costituzione può certamente essere modificata col normale sistema previsto dall’art. 138 della Costituzione nei pochi punti sui quali ci sono già convergenze essenziali, ma non può e non deve essere stravolta nei suoi contenuti e nella struttura complessiva non solo della prima, ma anche della seconda parte.

Oltretutto, di questo “ processo costituente” non c’è necessità ne tanto meno urgenza. Ci hanno detto che questo Governo, davvero eccezionale nella sua composizione, avrebbe dovuto fare poche cose estremamente necessarie ed urgenti (prima di tutto la riforma della legge elettorale e pressoché insieme provvedimenti immediati per uscire dalla gravissima emergenza sociale che il Paese sta dolorosamente vivendo).

Invece, la legge elettorale è stata collocata dopo il lungo processo “riformatore” che si ipotizza, mentre tardano a venire quei provvedimenti decisivi per l’attività produttiva, per il lavoro, per lo sviluppo che il Paese attende da mesi e che non possono essere ulteriormente differiti.

Sembra invece, a leggere le cronache, che il problema principale sia quello del presidenzialismo o quello di attribuire più poteri all’esecutivo. Tutte cose che non hanno fondamento e che vanno vigorosamente contrastate.

Ero già preoccupato di fronte alle incognite di un Governo composto da forze in gran parte inconciliabili. Ma poi lo sono diventato ancora di più quando ho letto il discorso di insediamento del nuovo Presidente del Consiglio. Per la verità vi ho subito cercato, ma invano, la parola “antifascismo”; in compenso ne ho trovate altre, davvero preoccupanti.

Le ricordo sinteticamente: già all’inizio si parla della necessità che anche forze che sostengono il Governo partecipino pienamente al “processo costituente”. Una definizione assai significativa perché il processo costituente ha un significato inequivocabile che non è quello della riforma di singole parti della Costituzione.

Mi sono allarmato, ma poi ho pensato che magari si trattava di una imprecisione di linguaggio. Ma subito dopo ho visto che si parlava di una via possibile per una riforma anche radicale del sistema istituzionale. E qui si andava davvero sulle cose preoccupanti, visto che si faceva riferimento a riforme radicali del sistema istituzionale. Ma sono andato ancora oltre e ho visto che si parlava dell’idea di una Convenzione aperta alla partecipazione di autorevoli esperti non parlamentari, con riferimento anche alle conclusioni del Comitato dei saggi. E l’allarme, a questo punto, diventava davvero forte.Sono andato comunque avanti e ho trovato che si parlava del rafforzamento della investitura popolare dell’esecutivo. Seguivano alcune frasi consuete e piuttosto generiche, ma poi si parlava di riforma della forma di Governo, prefiggendosi anche di fare su questo punto scelte coraggiose. E si parlava anche di naturale collegamento elettorale alla forma di Governo.

Un quadro come questo mi è apparso davvero degno delle più serie preoccupazioni. L’ANPI assumeva allora una posizione molto rigorosa precisando in un documento ufficiale pubblicato il 16 maggio:

– la ferma contrarietà ad ogni modifica legislativa o di fatto dell’art. 138;

– il nostro convincimento che ogni procedimento di modifica non può che essere parlamentare, attraverso gli strumenti ordinari;

– l’inopportunità del ricorso ad apporti esterni che non siano quelli già previsti dai regolamenti e dalle prassi parlamentari;

– che le uniche riforme possibili sono quelle che risultano in piena coerenza non solo coi principi della prima parte della Costituzione ma anche con la concezione che è a base fondamentale della seconda parte;

– la netta opposizione ad ogni ipotesi di presidenzialismo o semipresidenzialismo

– l’assoluta e prioritaria necessità di procedere alla modifica della legge elettorale vigente.

Naturalmente non mi aspettavo che questo bastasse a fermare le correnti impetuose che stavano avanzando; e altrettanto pensavo per quanto riguarda le pur autorevolissime prese di posizione di esperti come Zagrebelsky e Pace, di Associazioni come Libertà e Giustizia e dell’Associazione “Salviamo la Costituzione”, perché quando certi processi si mettono in moto, per di più con l’autorevolezza di un Governo nel quale sono rappresentati i partiti più forti, è chiaro che c’è dietro un disegno e un ragionamento, in buona parte condiviso e frutto di accordi che facilmente si possono intuire; ma mi illudevo che almeno alcune argomentazioni potessero essere prese in considerazione.

Mi sbagliavo, perché se ad un certo punto sembrava che naufragasse l’idea della Convenzione (cosa che mi lasciava comunque vigilante), non per questo si poteva ritenere adottata una linea diversa, tant’è che alcuni princìpi di fondo sono stati ribaditi anche da parte di chi ammetteva che della Convenzione si potesse fare a meno. Ma le “coraggiose” scelte venivano riaffermate anche per la sede parlamentare; così come restava ferma l’idea che ci si potesse avvalere di contributi esterni attraverso vie non previste dalla Costituzione e dal sistema parlamentare. Poi, l’ultima novità, il proposito di anticipare il processo di riforma per passare solo dopo alla modifica della legge elettorale, che invece io mi ostino a considerare la cosa più urgente e prioritaria su ogni altra.

Oltretutto, bisogna considerare che la legge elettorale vigente è stata fortemente criticata praticamente da tutte le forze politiche; e tuttavia non si è riusciti a modificarla; ne deriverebbe, intuitivamente, l’esigenza di modificarla con urgenza, anche in vista di possibili, ulteriori, consultazioni elettorali.

Ma c’è una ragione in più, perché la Corte di Cassazione ha dichiarato rilevanti e non manifestamente infondate le questioni di legittimità Costituzionale che incidono sulle modalità di esercizio della sovranità popolare e in particolare quelle che riguardano il premio di maggioranza per la Camera e il Senato, e il voto di preferenza, sempre per Camera e Senato.

Una coalizione politica che intenda esprimere una volontà democratica, dovrebbe farsi un punto d’onore di non aspettare che decida la Corte Costituzionale, ma di restituire senza indugi alla sovranità popolare ciò che le è stato tolto; e invece si pensa addirittura di posporre una questione prioritaria ad un processo riformatore, per sua natura complesso e certamente non rapido.

A questo punto le mie preoccupazioni sono ovviamente aumentate a dismisura perché intravedo una volontà molto decisa di andare avanti comunque, su un terreno che considero estremamente pericoloso, quale che sia la forma che assumerà in concreto.

L’approvazione di due mozioni analoghe, alla Camera e al Senato, dimostra la volontà di accelerare l’iter seguendo linee sulle quali l’eterogenea maggioranza non demorde.

Si impegna il governo a presentare una legge costituzionale entro giugno per dare vita ad una procedura straordinaria di revisione della Carta Costituzionale, in deroga rispetto all’art.138 ; si parla di modifiche ai titoli 1, 2, 3, 5 della seconda parte, vale a dire: Parlamento, Presidenza Repubblica, Governo, Regioni ed Enti Locali.

Si parla di metodi particolari per garantire i tempi e si crea un comitato bicamerale del tutto anomalo. Ricompare il presidenzialismo o semipresidenzialismo; si ricupera una cosa di cui non si era

parlato se non nel passato, il potere del Governo di dettare tempi e modi dell’attività parlamentare, secondo le esigenze del programma di Governo.

Insomma, si accelera in una direzione non condivisibile, si colloca la riforma della legge elettorale in coda, si confermano convergenze quanto meno anche sul semipresidenzialismo, come avevamo sospettato dopo alcune dichiarazioni di esponenti del partito democratico.

Ho l’impressione che non si capisca o non si voglia capire che si sta maneggiando una materia di estrema delicatezza come quella costituzionale, dove i tasselli non possono essere spostati come su una tastiera di scacchi (dove al più si può perdere una partita), ma si rischia invece di intaccare sistemi e procedimenti che furono studiati a suo tempo con estrema attenzione e che sono stati formulati per rispondere a un’intima e profonda coerenza. D’altronde c’è un abisso quasi incolmabile tra chi pensa che la fedeltà all’art. 138 sia obbligatoria e chi pensa di poter scavalcare con facilità o accomodamenti l’ostacolo; tra chi pensa che esista certamente la possibilità di apportare modifiche della Costituzione col sistema dell’art. 138 e chi invece ritiene di dare vita addirittura ad un processo costituente.

Chi pronuncia questa parola, ha davvero la consapevolezza di ciò che essa significa? Chi parla di semipresidenzialismo si rende conto che questo significa cambiare la struttura e la sostanza del sistema costituzionale? Chi parla di scelte coraggiose comprende che il coraggio sarebbe meglio adoperarlo per affrontare una difficilissima situazione economica e sociale piuttosto che applicarlo ad aggredire, nella sostanza, una Costituzione su cui riposano le fondamenta della nostra civile convivenza?

D’altronde, non è a caso che qualche mese fa, esattamente il 28 gennaio, nel corso della campagna elettorale, facemmo partire dall’”Associazione Salviamo la Costituzione” una lettera in cui si chiedeva ai candidati alla Presidenza del Consiglio un impegno su due quesiti: la disponibilità ad un irrobustimento dell’art. 138 elevando il quorum e consentendo in ogni caso il referendum conservativo da un lato, e quello di assicurare la coerenza delle riforme istituzionali che venissero proposte con i principi e i valori della Costituzione e la loro compatibilità con i suoi equilibri ondamentali, compresa la forma di Governo parlamentare.

Avevamo fiutato giustamente il pericolo; e ne avemmo conferma dal fatto che ben poche furono le risposte. Oggi siamo in presenza di una conferma definitiva di quali possano essere le reali intenzioni dei “riformatori” e dei pericoli che stiamo correndo. Sono già in campo le osservazioni e le critiche a questi progetti, redatte da studiosi e costituzionalisti ben più titolati di me a

formularle. E dunque non ci tornerò, accontentandomi di quanto l’ANPI ha già scritto in un documento approvato il 16 maggio scorso e ampiamente diffuso. Ma voglio esprimere la convinzione che il pericolo è reale e grave e che la mobilitazione di cui oggi viene dato un saggio imponente, debba essere considerata come il primo avvio di un impegno costante e continuativo, capace di coinvolgere associazioni (ce ne sono già oggi in campo più di quaranta), cittadini ed anche tanti che pur all’interno dei partiti disponibili a questo tipo di processi riformatori, sono fermamente convinti che si debbano apportare, con i metodi normali a partire dall’art. 138, solo le modifiche già mature e considerate compatibili e coerenti col sistema vigente. In realtà, nel nostro Paese ha fatto sempre fatica ad affermarsi quello che alcuni costituzionalisti definiscono come il “sentimento Costituzionale”.

E questo può diventare pericoloso nel momento in cui al difetto di tale sentimento può sostituirsi o aggiungersi una tendenza alla semplificazione di un “riformismo” a tutti i costi, ed alla rospettazione di un futuro senza memoria e senza identità civica. Ecco perché, la prima cosa che occorre fare è una massiccia iniezione di “sentimento Costituzionale” che metta al riparo della improvvisazione e delle smanie revisionistiche ed eriga un argine ampio e fortemente condiviso contro quelli che potrebbero diventare veri e propri attentati alla Costituzione.

Insomma, bisogna diffondere e sostenere quell’attaccamento alla Costituzione, come cosa propria, che è il migliore presupposto per creare una vera allerta e le precondizioni per contrastare i propositi di chi minaccia di stravolgere la nostra Carta Costituzionale.

Non illudiamoci: la battaglia sarà dura e difficile; e dunque ci vorrà una mobilitazione permanente, come quando scendemmo in campo per il referendum che poi riuscì a battere progetti davvero eversivi; ci vorrà la ricostituzione o una nuova messa in campo dei Comitati per la Costituzione; ci vorranno energie, sforzi, impegno e soprattutto continuità.

Bisogna chiarire ai cittadini che opporsi a certi intendimenti non significa essere conservatori ed opporsi a qualsiasi modifica, ma solo pretendere il rispetto e la coerenza intima di una

Costituzione che, pur non applicata in tante parti, è stata in questi anni la nostra guida e la nostra più forte garanzia. Bisogna chiarire che non siamo disponibili a compromessi ed a soluzioni pasticciate, noi che non siamo soggetti a vincoli di nessun genere, soprattutto quando si tratta di difendere gelosamente una Costituzione che abbiamo nel cuore, che consideriamo il frutto del più

straordinario momento della storia del nostro Paese e per la quale tanti si sono impegnati e sacrificati. Tutte le volte che si è cercato di metter mano ad un processo cosiddetto costituente, in questi anni, sappiamo bene dove si è andati a finire e come dai progetti dichiarati si sia passati alle peggiori proposte. Non siamo contrari a leggi che, di volta in volta ma nel quadro di una reale coerenza, corrispondano a quanto consentito dall’art. 138; ma non possiamo permettere stravolgimenti né dei metodi né dei contenuti senza che vengano meno alcune delle ragioni ideali per cui siamo tanto attaccati a questa Costituzione.

Lo dico con forza e con fermezza anche perché penso di esprimere i sentimenti, la volontà, le idee non solo di coloro che hanno combattuto per conquistare libertà e democrazia e dunque anche per dar vita a questa Costituzione, che di essi è l’espressione più alta, ma anche dei tanti che – dichiarandosi antifascisti e condividendo le nostre finalità e i nostri ideali – sono affluiti in questi anni nelle nostre file. Abbiamo il dovere di non deludere queste aspettative, così come gli antichi sogni dei combattenti per la Libertà; abbiamo il dovere di impiegare tutto il coraggio e la forza delle nostre idee per conservare fino in fondo i principi, i valori e la struttura di fondo di una Costituzione che i costituenti vollero destinata a durare ed a garantire nel tempo l’esercizio dei diritti di tutti, come vuole la democrazia. Impegniamoci, dunque fino in fondo in questa battaglia, che sarà decisa e forte ed alla quale non mancherà certamente l’apporto dell’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia”.

ANPI | Un video per spiegare cos’è l’Anpi e la libertà

Giugno 4th, 2013

ANPI | Un video per spiegare cos’è l’Anpi e la libertà.

Comunicato su Riforme Costituzionali

Maggio 25th, 2013

A.N.P.I.
A S S O C I A Z I O N E N A Z I O N A L E P A R T I G I A N I D ’ I T A L I A
COMITATO NAZIONALE

Prot. n. 70
Il Comitato Nazionale dell’ANPI
In relazione ai diversi progetti che si vanno formulando, anche in sede
governativa, a riguardo di un sistema di riforme costituzionali,
ribadisce la più ferma contrarietà ad ogni modifica, legislativa o di fatto, dell’art.
138 della Costituzione, che – semmai – dovrebbe essere rafforzato e del quale
in ogni caso, si impone la più rigorosa applicazione;
conferma il netto convincimento che il procedimento da seguire non può che
essere quello parlamentare, attraverso gli strumenti e le commissioni ordinarie,
non essendovi ragione alcuna per eventuali nuove formule e strutture, essendo
più che sufficiente quanto già previsto dai regolamenti parlamentari;
riafferma l’inopportunità del ricorso ad apporti esterni che in qualche modo
incidano sul lavoro parlamentare e che non siano quelli già previsti, attraverso i
quali si possono acquisire opinioni e contributi di esperti, mediante pareri,
consultazioni, audizioni e quant’altro;
conferma la convinzione, più volte espressa, che le riforme possibili ed
auspicabili sono solo quelle che risultano in piena coerenza con i princìpi della
prima parte della Costituzione e con la stessa concezione che è alla base della
struttura fondamentale della seconda, indicando fra le riforme possibili, la
diminuzione del numero dei parlamentari, la differenziazione del lavoro delle
due Camere, l’abolizione delle province; tutte materie sulle quali esiste già una
notevole convergenza e che non pongono problemi di coerenza complessiva;
ribadisce quanto già espresso in varie occasioni, vale a dire la netta
opposizione dell’ANPI ad ogni riforma che introduca il presidenzialismo o il
semipresidenzialismo, non risultano ragioni evidenti per stravolgere il delicato e
complesso sistema delineato dal legislatore costituente;
conferma ancora una volta, l’assoluta e prioritaria necessità di procedere alla
modifica della legge elettorale vigente, da tutti ritenuta inadeguata e dannosa;
invita tutti gli organismi dell’ANPI ad impegnarsi a fondo su questi temi,
promuovendo dibattiti e confronti, irrobustendo l’informazione ai cittadini,
assumendo tutte le iniziative (a partire da quelle per il 2 giugno e in particolare
da quella di Milano), idonee ad ampliare il consenso attorno a queste posizioni,
d’intesa con altre associazioni democratiche e con tutte le forme di
aggregazione di cittadini interessati a problemi di ordine costituzionale,
chiarendo soprattutto che non si tratta di restare ancorati a tutti i costi ad un
sistema immodificabile, ma di impedire ingiustificate alterazioni di esso e
assicurare che non vengano poste in atto misure pericolose, suscettibili di
scardinare la profonda ed intima coerenza del sistema costituzionale, senza
alcun vantaggio per la democrazia.
Roma, 16 maggio 2013

Assemblea Iscritti ANPI Medicina

Maggio 17th, 2013

Carissime e carissimi, trasmettiamo, con gioia estrema, il seguente comunicato dell’ANPI Nazionale

Aprile 27th, 2013

AFFILE: ZINGARETTI, SOSPENDIAMO FINANZIAMENTO PER MAUSOLEO GRAZIANI
“Ho chiesto agli uffici regionali di sospendere il finanziamento concesso al Comune di Affile, originariamente destinato al ‘completamento del Parco Rodimonte’ e alla ‘realizzazione di un monumento al soldato’, cioè al milite ignoto. Il Comune impropriamente ha poi deciso di dedicarlo a Rodolfo Graziani.
A parte le palesi violazioni rispetto all’utilizzo del finanziamento pubblico, la nostra amministrazione non avallerà mai qualsiasi tentativo di distorsione o falsificazione della memoria storica, tanto più nel caso di una figura come quella del generale Graziani, su cui la storia ha già emesso da tempo il suo giudizio: per i crimini di guerra compiuti nel corso dell’aggressione coloniale nei confronti dell’Etiopia, con l’uso di gas, bombardamenti indiscriminati e rappresaglie contro la popolazione civile, con la costruzione di campi di concentramento, con la reclusione coatta delle popolazioni nomadi; per il suo sostegno indiscusso al regime fascista e al proseguimento della guerra affianco alla Germania nazista fino all’ultimo giorno nella Repubblica di Salò; per il suo apporto convinto alla guerra civile contro la Resistenza, da cui mai prese le distanze e che gli valse una condanna a 19 anni di reclusione con l’accusa di collaborazionismo,  mentre rimasero pendenti i suoi trascorsi in Africa e le accuse di crimini contro l’umanità a lui rivolte da più parti.
Già sei mesi fa, quando non ero ancora presidente della Regione, avevo chiesto un passo indietro. A questo punto non possiamo che prendere atto della palese illegittimità del comportamento del Comune di Affile, sospendendo l’erogazione del saldo di 180mila euro per la realizzazione dell’opera fino al ripristino della proposta progettuale originariamente finanziata. Questo vuol dire apportare delle modifiche strutturali al monumento e intitolarlo come originariamente concordato ‘al soldato’, facendo scomparire qualsiasi riferimento a Rodolfo Graziani e cancellando questa provocazione, che rappresenta non solo un atto scorretto dal punto di vista legale e amministrativo, ma  un’inaccettabile offesa alla libertà, alla democrazia e alla memoria di tutti gli italiani”.

Aprile 18th, 2013

Il nuovo Presidente della Repubblica sia un provato antifascista, e sul Governo nessun compromesso indecente

Aprile 16th, 2013

Ordine del giorno approvato dal Comitato Nazionale ANPI nella riunione del 9 aprile 2013

Il Comitato Nazionale dell’ANPI, sentita ed approvata la relazione del Presidente Nazionale sulla situazione politica,

premesso

che l’ANPI esprime seria preoccupazione per la grave situazione politica e sociale del Paese e per i rischi che il protrarsi della stessa può comportare;

considerato

che l’ANPI, pur non entrando nel merito delle operazioni che si stanno svolgendo, col concorso di tutti i partiti e sotto la guida del Presidente della Repubblica, non può restare neutrale e indifferente rispetto alle grandi questioni che si propongono (dalla formazione di un Governo fino alla funzionalità del Parlamento ed alla elezione del nuovo Presidente della Repubblica) e dunque esprime con forza la necessità che ogni scelta sia ispirata ai principi ed ai valori della Costituzione ed alla esigenza di moralità e di correttezza da tante parti sollecitata;

formula

l’auspicio che si riesca, in tempi brevi, ad ottenere la formazione di un Governo stabile e democratico, che riscuota la fiducia sia del Parlamento, sia dei cittadini e delle cittadine, corrisponda, nel complesso, all’esito del voto espresso dal popolo e sia in grado di fare fronte alle gravi difficoltà che il Paese sta attraversando, alla vera e propria emergenza sociale in atto, ai problemi del lavoro e della mancanza di occupazione e della stessa dignità nel lavoro, adottando – nel contempo – le misure necessarie per ricostruire un vero rapporto di fiducia col Paese;

chiede

che si metta mano con serietà, efficienza e celerità ai provvedimenti diretti a superare la grave degenerazione politica, sociale e morale in cui il Paese è caduto, a partire dalla legge elettorale, adottando anche le misure occorrenti per rafforzare le istituzioni e la democrazia, nel contesto di una Europa unita, politica, sociale e interamente democratica;

manifesta

la volontà e la pretesa che, in ogni campo, vengano privilegiati il bene comune e l’interesse collettivo e che pertanto qualunque intesa o accordo politico siano ispirati ai criteri della trasparenza e della coerenza, al di là di ogni operazione che rimandi all’immagine di un sistema partitocratico obsoleto e al di fuori da ogni compromesso “indecente”, che non farebbe altro che alimentare il clima di sfiducia che percorre largamente il Paese;

ribadisce

la necessità che l’elezione del Presidente della Repubblica avvenga nella più netta e trasparente chiarezza, conducendo alla scelta della persona più adatta ad esercitare un ruolo di garanzia così delicato, non solo per la sua personale storia ma anche per un’autorevolezza che fondi le sue radici nella nostra storia e nei valori fondamentali espressi dalla Costituzione nata dalla Resistenza. Un Presidente, insomma, che dia piena garanzia di sobrietà ed imparzialità e prima di tutto di piena rappresentanza dell’unità nazionale, dell’antifascismo e della democrazia.
Roma, 9 aprile 2013

IL COMITATO NAZIONALE ANPI

Appello dell’Anpi per il 25 aprile: ridiamo ossigeno alla democrazia

Aprile 16th, 2013

“Il 25 aprile tutti in piazza per l’antifascismo e la Costituzione”. Questo il titolo dell’appello che l’Anpi ha lanciato alla vigilia della grande mobilitazione per la festa della Liberazione.

“Il 25 aprile – si rileva – cade in un momento di gravissima crisi per il Paese: pesante instabilità economica, un livello occupazionale mai così basso, una situazione che costringe molte famiglie addirittura al livello della disperazione, uno scenario politico segnato da una devastante confusione, da una forte caduta di valori e infine da una diffusa rabbia sociale – derivante da una pesante incertezza del futuro – che spesso si traduce in atti e linguaggi di preoccupante violenza”.

“Il 25 aprile – si sottolinea – cade, quindi, a dettare un sentiero di profonda inversione di rotta e solida ricostruzione: diritti, partecipazione. Il sentiero della Costituzione – ancor’oggi disapplicata e ignorata quando non avversata – unica garanzia di un Paese libero, civile e cosciente, un Paese, è il caso di dirlo e sottolinearlo, normale”.

“La festa della Liberazione – si spiega – cade a liberarci dalla tentazione di tirarsi fuori, affidare il timone delle scelte e della guida pubblica alla casualità; a liberare il futuro da interessi personali e tentativi di riedizioni di pratiche e culture politiche che hanno mortificato, diviso e gettato nella disgregazione l’Italia. E’ soprattutto un monito contro ogni forma di degenerazione morale e politica e contro ogni rischio di populismo e autoritarismo”.

“L’Italia ha bisogno di un governo democratico e stabile, di un Parlamento che funzioni nella serietà e nella trasparenza, di una politica “buona”, di organi di garanzia che fondino la loro autorevolezza sul richiamo ai valori della Costituzione nata dalla Resistenza”.

“Il 25 aprile – si ricorda – è un grande richiamo alle cittadine e ai cittadini a tornare ad incontrarsi, riflettere insieme: in una parola a partecipare e ridare ossigeno a una democrazia sempre più calpestata. E un monito a chi ha il dovere costituzionale di amministrare e di garantire diritti: non sono più tollerabili condotte che non siano trasparenti e responsabili; non è più sostenibile una situazione di disuguaglianza, di incertezza e di precarietà”.

“Auspichiamo – conclude l’appello dell’Anpi – una Festa grande, celebrata in tutti i Comuni, un’infinita Piazza che rimetta in moto la speranza e ridisegni il volto del Paese nel solco delle sue radici autentiche: antifascismo e Resistenza. L’ANPI sarà in campo, e lavorerà a fianco delle cittadine e dei cittadini, per compiere questo decisivo percorso, con passione e rinnovata energia: l’ANPI è la forza dei suoi giovani, della sua nuova stagione per la democrazia. Una stagione di piena e straordinaria Liberazione”.

Il cordoglio di Napolitano e dell’Anpi per la scomparsa di Teresa Mattei

Marzo 17th, 2013

Anpi in lutto e il cordoglio del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano per la morte di Teresa Mattei, partigiana combattente, protagonista della lotta per l’emanicipazione femminile.

”Ho appreso con animo commosso la notizia della scomparsa di Teresa Mattei, storica figura di coraggiosa partigiana e combattente per la liberazione del nostro Paese dalla barbarie nazifascista, che fu nel 1946 la piu’ giovane deputata eletta alla Assemblea Costituente”.Questa la dichiarazione del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato alla famiglia Mattei.

Che così prosegue: ”Nel solco di quella prima luminosa esperienza, ella è rimasta sempre coerente con gli ideali di libertà e di democrazia – ricorda il Capo dello Stato -. Nel lungo corso della sua esistenza si è dedicata con infaticabile impegno nell’affermare i diritti delle donne nella società e quelli dell’infanzia, in attuazione dei principi di quell’articolo 3 della Costituzione alla cui redazione aveva efficacemente contribuito. Giungano a tutti i familiari le mie condoglianze più sentite, insieme ai sentimenti di profonda riconoscenza per l’esempio che ha offerto di dedizione e di rigore nell’assolvimento dei suoi doveri”.

“Ci ha lasciato Teresa Mattei, partigiana combattente, Costituente, per anni componente della Presidenza onoraria dell’ANPI. Un lutto gravissimo per tutti i sinceri democratici e antifascisti: Teresa è stata il simbolo di una lotta autentica e appassionata per l’uguaglianza nei diritti di tutti i cittadini, senza alcuna distinzione: proprio l’articolo 3 della Costituzione porta la sua firma“. Questo l’inizio della nota di cordoglio diffusa dalla segreteria nazionale dell’Anpi.

“Una vita di battaglie, la sua, a cominciare dall’esperienza partigiana – fu valorosa  combattente nella formazione garibaldina Fronte della Gioventù con la qualifica di Comandante di Compagnia – fino all’attività nell’Assemblea Costituente, di cui a 25 anni fu la più giovane componente, alle battaglie successive per i diritti delle donne, per non dimenticare il suo impegno nell’educazione dei minori: fu lei a fondare  la Lega per i diritti dei bambini alla comunicazione che promosse in tutto il mondo campagne per la pace e la non violenza, come anche la Cooperativa di Monte Olimpino, la cui attività era tesa a far realizzare – in piena autonomia –  ai bambini delle scuole elementari e degli istituti per handicappati, dei documentari e cortometraggi. Alcuni di questi furono ospitati nel 1969 dalla mostra del Cinema di Venezia.
Il cinema, una passione che l’ha accompagnata per anni. Ma la più grande fu forse quella per i giovani. La trasmissione della memoria alle nuove generazioni è stata un’altra “battaglia” che ha segnato buona parte della sua esistenza. Memoria attiva, che guarda al futuro. Ci piace oggi ricordare e riportare uno dei suoi ultimi messaggi – accorato, pieno di senso di responsabilità e tenacia morale seppure pronunciato con voce ormai flebile –  rivolto ai giovani dell’ARCI di Mesagne (Brindisi): “Siete la nostra speranza, il nostro futuro. Custodite gelosamente la Costituzione. Abbiamo bisogno di voi in modo incredibile. Cercate di fare voi quello che quello che noi non siamo riusciti a fare: un’Italia veramente fondata sulla giustizia e sulla libertà”.
“Porteremo con noi – e non cesseremo mai neanche un giorno di trasmetterla alle ragazze e ai ragazzi – la forza di queste parole, la loro carica di futuro e di limpido e inossidabile amore per il Paese”.