Archive for the ‘A.N.P.I.’ category
Sulle tracce della Liberazione
Aprile 10th, 2016CasaPound, le Istituzioni e la realtà
Febbraio 11th, 20169 Febbraio 2016
Il 9 gennaio abbiamo tenuto, presso l’Istituto Alcide Cervi e d’intesa con la presidenza dell’Istituto stesso, un seminario sui modi e sulle iniziative da assumere per contrastare il diffondersi dei movimenti neofascisti. Un importante dibattito (sul quale mi sono già intrattenuto), imperniato principalmente su ciò che potrebbero (e dovrebbero) fare le Istituzioni statuali ed il sistema delle autonomie, per prevenire e combattere questi fenomeni. Il titolo del Seminario, era “Per uno Stato pienamente antifascista” e si riferiva alla necessità che lo Stato, come tale, entri finalmente, con reale convinzione in campo, per garantire che queste continue iniziative di riunioni di tipo fascista ed altre manifestazioni consimili non abbiano più a ripetersi, così come gli episodi di violenza e di razzismo che ad esso sono strutturalmente e frequentemente collegati.
Se avessimo avuto bisogno di una prova ulteriore di ciò su cui si dibatteva nel Seminario (che si è concluso con una serie di richieste e proposte concrete, che presto renderemo pubbliche, dopo averle presentate alle massime Autorità istituzionali), essa ci sarebbe stata fornita in pieno dalla pubblicazione recentissima di uno sconcertante documento della Polizia di prevenzione, a proposito di CasaPound. E non solo. Come è noto a molti, nel corso di un procedimento giudiziario, sono state chieste informazioni su CasaPound alla Polizia di prevenzione, che ha risposto ai quesiti posti dal Giudice in un modo davvero singolare, che si risolveva quasi in un’esaltazione del movimento, anziché in un’analisi serrata delle sue vere caratteristiche, che lo pongono spesso in contrasto con le linee portanti della nostra Costituzione. Alla fine – secondo la Polizia di prevenzione – si tratta di un’associazione pacifica, che organizza convegni e dibattiti culturali, si impegna nel sociale “alla tutela delle fasce più deboli”, conduce la lotta per il precariato e per la difesa dell’occupazione. Insomma, un gruppo di “bravi ragazzi”, tutt’altro che pericolosi, che non si sa se abbia connotati fascisti (di questo non si parla proprio nella relazione della Polizia) e che, al più, ha al suo interno qualche infiltrato nella tifoseria calcistica ultras e magari qualcuno impegnato in qualche azione violenta “anche fuori dagli stadi”. Questo quadro “idilliaco”, ha scandalizzato molti cittadini che semplicemente vivono e si accorgono di fatti ed eventi che con quel rapporto di polizia contrastano in modo assai netto. Sono in molti ad avere idee del tutto diverse su questa associazione, per averla incontrata in manifestazioni di schietto sapore razzista, per averla vista impegnata in iniziative tutt’altro che tranquillizzanti, che richiamavano alla mente non poche immagini del fascismo, per averla notata anche per atti di violenza, tutt’altro che ascrivibili a qualche isolato personaggio.
Per quanto ci riguarda, noi riceviamo – alla sede nazionale dell’ANPI – moltissime segnalazioni, da parte di Sezioni periferiche, di iniziative di tipo fascista targate CasaPound, di aggressioni a studenti, di manifestazioni tipicamente razziste. La più recente ed accorata segnalazione è di questi giorni e riguarda un’aggressione a studenti di un Liceo di Napoli da parte di militanti di Casa Pound; ma, ripeto, ce ne pervengono da tutta Italia. Logico, dunque, che in molti siano rimasti colpiti da un simile rapporto di polizia. Se ne è stupito anche qualche parlamentare, che ha interpellato, sul punto, il Ministro degli Interni; il quale ha risposto, ma in un modo veramente singolare e assolutamente deludente. Non esistono – secondo il Ministro Alfano – pronunce giudiziarie che abbiano accertato “nei riguardi di CasaPound, il concretizzarsi della fattispecie della riorganizzazione del disciolto partito fascista”. Naturalmente non abbiamo accesso a tutta la giurisprudenza, ma sappiamo per certo che il presupposto da cui parte il Ministro, non è quello corretto. È vero che c’è una disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione, in qualsiasi forma, del disciolto partito fascista, ma la prova è “diabolica”, come dicono gli avvocati, perché nessuno dichiara di essere o voler essere un partito fascista ed anzi spesso ci si cela dietro tutt’altre apparenze. Ma è vero anche che ci sono leggi (per intendersi, la legge “Scelba” e la legge “Mancino”) che puniscono l’apologia del fascismo, l’istigazione al razzismo, l’organizzazione di iniziative che richiamino simboli ed atteggiamenti di tipo fascista.
Tutto questo sembra ignoto al Ministro dell’Interno, che pure ammette che nel quadriennio 2011-2015 ci sono stati 19 arresti di militanti o simpatizzanti di CasaPound, mentre 336 sono stati deferiti, a vario titolo, all’Autorità giudiziaria. Credo che si tratti di pochissimi casi rispetto alla quantità di segnalazioni ed esposti che abbiamo ricevuto e stiamo ricevendo da tutta Italia; comunque, basterebbero anche questi per rendere vacua l’immagine tranquillizzante e serena che la polizia e il Ministro vorrebbero trasmettere e per imporre – semmai ve ne fosse bisogno – qualche accertamento approfondito, anche al fine della prevenzione. Esistono anche i reati di “pericolo” e su questi vi è abbondante giurisprudenza. D’altronde la Corte di Cassazione ha considerato di “tipo fascista” anche le manifestazioni di razzismo; applicando questo criterio, ci vorrebbe ben poco per scendere dall’Olimpo di certi rapporti e di certe risposte ad interpellanze, e calarsi nella realtà di un Paese, che non tollera (giustamente) l’esibizione di simboli fascisti, il richiamo a forme, modi e simbologie che ricordano il tragico ventennio, i comportamenti vergognosamente razzisti, i casi in cui Casa Pound si è apertamente schierata, in luoghi pubblici, con gli esponenti della peggiore politica razzista del nostro Paese.
Ecco, dunque, che cosa intendiamo, quando auspichiamo uno Stato “pienamente” antifascista; uno Stato che non consenta manifestazioni contrarie allo spirito che pervade tutta la Costituzione, non accetti che si presentino liste elettorali di carattere marcatamente fascista, non permetta che la polizia risponda ai quesiti di un Magistrato in modo ambiguo e sostanzialmente differente dalla realtà; non risponda evasivamente (o peggio) a interpellanze parlamentari che fanno riferimento a vicende specifiche e preoccupanti. In questo Paese c’è libertà di manifestazione del pensiero e c’è la libertà di riunione; ma entrambe sono sottoposte a limiti, che si desumono da una Costituzione intrisa di antifascismo e di democrazia. E poi, se non bastasse, c’è la Carta dei diritti di Strasburgo che, in data molto recente (21 dicembre 2015), ha riaffermato, ancora una volta, la piena vigenza dell’art. 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (che consacra il diritto alla libera manifestazione del pensiero), aggiungendo però che bisogna tener conto anche dell’art. 17 della stessa Convenzione che inibisce l’abuso dei diritti fondamentali, ogni volta che una libertà garantita dalla Convenzione venga utilizzata “per fini contrari al testo ed allo spirito della stessa, diretti alla distruzione e alla eliminazione dei diritti e delle libertà da essa garantiti”.
Questo principio vale, ovviamente, anche per l’Italia, non solo perché fa parte dell’Europa e come tale soggetta alla citata Convenzione, ma anche e soprattutto perché è dotata di una Costituzione, come ho detto più sopra, democratica e antifascista. Non si chiede altro se non che vengano applicate le leggi vigenti, assumendo come regola di principio il contenuto e lo spirito della Costituzione, e dunque non solo reprimendo, ma prima di ogni altra cosa, prevenendo ogni abuso delle libertà, realizzando o utilizzando simbologie, concezioni e comportamenti, che si richiamino a sistemi, metodi e connotati del fascismo di ieri e di sempre.
Vorremmo, infine, che fosse usata – nei confronti di chi compie atti di violenza contro le altrui libertà – quella mano forte che, in altri casi, le forze dell’ordine hanno mostrato di ben conoscere e che spesso, invece, trascolora e si appanna quando si tratta di organizzazioni e manifestazioni di tipo fascista, ritenute, senza alcun fondamento, meritevoli di una particolare comprensione e condiscendenza. Se invece di raccontare favole, si accertasse che fine hanno fatto i procedimenti contro i denunciati, fermati o arrestati, di cui parla lo stesso Ministro, si chiarisse come mai costoro appartenessero a quella specifica associazione e non ad altre, quali misure queste innocenti ed innocue associazioni abbiano preso per isolare i violenti e prendere le distanze tra loro, forse ci troveremmo in una situazione più vicina alla realtà e saremmo meno esposti agli spettacoli vergognosi ed ai pericoli seri che queste vicende prospettano alla nostra democrazia.
Noi continueremo, comunque, ad opporci ad ogni manifestazione di tipo fascista, ad ogni atto di violenza, ad ogni tentativo di accreditarsi in una veste diversa da quella della realtà. E faremo di tutto affinché quest’ultima venga percepita da tutti i cittadini, anche quelli che oggi sembrano restare indifferenti, nella sua concreta realtà. Non accetteremo provocazioni, ma non cederemo di un millimetro sulla difesa intransigente della convivenza civile e di una democrazia che si qualifica decisamente, in tutta la Costituzione, come antifascista. E continueremo a pretendere che le Istituzioni (quelle statuali e quelle del sistema delle autonomie) facciano pienamente la loro parte, abbandonando quella sorta di “neutralità” che non può essere consentita e che spesso ha il sapore acro della tolleranza a senso unico.
Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Anpi
Comunicato Coordinamento delle donne di Bologna
Febbraio 11th, 2016Domenica 31 gennaio a Magenta, in provincia di Milano, un gruppo di neofascisti di Forza Nuova, ha manifestato in corteo sotto le insegne di “Rinascita magentina”, lista civica che si presenterà alle prossime elezioni. Dal gruppo qualcuno ha gridato alle compagne dell’Anpi, raccolte in presidio antifascista, queste parole:
“Le donne dell’ANPI meritano di essere stuprate dai negri come a Colonia”.
Così riferiscono alcuni organi della stampa locale.
Sapevamo che questo sarebbe successo, era nell’aria, e i fatti di Capodanno, a Colonia, sono stati un facile punto d’appoggio per l’aggravarsi della situazione.
Di fronte a manifestazioni di questo tipo, contro ogni forma di sessismo, di violenza, di razzismo, di inciviltà le Donne dell’Anpi di Bologna chiedono che:
- Il tema sia affrontato e discusso durante i congressi di sezione che si svolgeranno in questo periodo fino al Congresso provinciale in programma il 2 e 3 aprile v.
- Sia potenziato il contrasto ai neofascismi e alle manifestazioni di violenza che possano avere le donne come vittime, richiamando Autorità ed Istituzioni al rispetto delle leggi vigenti e della Costituzione
- Si faccia ogni sforzo per mantenere viva l’attenzione su queste inaccettabili e violente manifestazioni raccogliendo, per quanto possibile, materiali a stampa, documenti e inform
Bologna, 9 febbraio 2016
Pranzo Sociale A.N.P.I. Medicina
Dicembre 21st, 2015“Per un’irriducibile volontà di pace”
Dicembre 9th, 2015
“Per un’irriducibile volontà di pace”: questo il titolo di un manifesto che Anpi, Cgil, Cisl, Uil hanno sottoscritto dopo i tragici fatti di Parigi. Manifesto a cui hanno aderito l’Arci e L’Istituto Alcide Cervi.
Questo il testo:
Ci rivolgiamo, con profonda preoccupazione, alle cittadine e ai cittadini italiani, ai Parlamentari, al Governo, alle alte cariche dello Stato. Si è di fatto creata una drammatica situazione mondiale, foriera di possibili disastri per tutti. Il terrorismo colpisce e minaccia nelle forme più barbare, cercando di creare una situazione di insicurezza totale. A questo si uniscono tensioni e vicende non meno premonitrici di tempesta. Siamo sull’orlo di un baratro da cui, in altri tempi, sono scaturiti orrore, morte e guerre. Assistiamo ad un’accelerazione di incontri, accordi, azioni, dallo sfondo preminentemente militare, che evidenziano un pericolosissimo accantonamento del primo e fondamentale obiettivo di chi deve decidere sulle sorti del mondo: la politica della pace, l’esigenza di affrontare le questioni alla radice, di aver chiaro il quadro delle parti in campo, di avviare rapporti e risoluzioni, anche dure, in campo diplomatico, e soprattutto la necessità di considerare come strumento fondamentale per la risoluzione delle controversie e dei problemi internazionali, l’intesa leale e sincera fra tutti i Paesi che intendono seriamente combattere e sconfiggere, in ogni sua forma, la violenza. Ma per fare questo occorre trasparenza e una irriducibile volontà di pace, sottratta ad ogni interesse personalistico e nazionalista.
L’Isis è un nemico che in troppi hanno sottovalutato, e perfino favorito fornendo direttamente o indirettamente gli armamenti. Ebbene, è ora di assumersi – prima che si sparga altro sangue innocente – l’impegno di un grande lavoro di riflessione responsabile e culturalmente approfondita, e di un contrasto all’espandersi di fenomeni di estrema gravità che risponda ad unità e concordanza piena sugli elementi fondanti della civiltà.
A chi semina orrore e barbarie bisogna rispondere con la forza della ragione e dei valori fondamentali, che traggono la prima fonte di ispirazione dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, scaturita proprio dalla terribile esperienza della seconda guerra mondiale.
Carlo Smuraglia, Presidente nazionale ANPI
Susanna Camusso, Segretaria generale CGIL
Annamaria Furlan, Segretaria generale CISL
Carmelo Barbagallo, Segretario generale UIL
Roma, 1 dicembre 2015
Di seguito il comunicato di adesione dell’Istituto Alcide Cervi
DALLA VOLONTÀ DI PACE ALL’AZIONE DELLA DEMOCRAZIA
L’Istituto Alcide Cervi aderisce al manifesto “Per una irriducibile volontà di Pace” promosso da ANPI nazionale, CGIL, CISL e UIL. Un richiamo ai valori fondanti della nostra civiltà che giustamente pone toni allarmati di fronte alla militarizzazione del dibattito internazionale. Prima che sia troppo tardi, e l’enormità della guerra diventi un normale paesaggio dell’attualità, le forze della ragione e della volontà politica consapevole devono prevalere.
A questa irriducibile volontà di pace aggiungiamo l’esortazione per l’azione democratica, l’unico arsenale disponibile e insieme formidabile che i popoli e i loro governi responsabili possono mettere in campo di fronte alla regressione della civiltà. Ce lo insegnano nazioni e comunità lontane, ma anche vicine: il volere popolare, in una parola la democrazia, rimane l’antidoto assoluto alla barbarie, alla paura, all’ingiustizia, e insieme il disinnesco più duraturo per ogni conflitto, contro ogni tirannia.
La rinascita democratica presuppone una pluralità di soggetti compartecipi alla causa della libertà, dalle istituzioni alla società civile, passando per una seria, paziente quanto radicale azione culturale, formativa. Istituti come il nostro, a partire dalla memoria e dalla cittadinanza praticata, possono fare la propria parte, al fianco di tutti gli altri attori, dai protagonisti istituzionali alle agenzie educative e culturali. Costruire ponti e non muri, nelle scuole come nelle comunità, è stato lo slogan lanciato pochi giorni fa proprio da Casa Cervi e dal Ministero dell’Istruzione in un convegno nazionale. È il genere di risposte che appartengono alla storia di questo luogo e di questa terra.
La memoria dei fratelli Cervi, dalla loro Casa, sarà sempre dalla parte della ragione e del pensiero, dei valori universali dell’umanità; da chi ha fatto la Lotta di Liberazione, e ha conosciuto la guerra, sarà sempre insieme ai portatori di pace, e dunque di democrazia.